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Ritratti e storie

Puntare il alto, insieme… e perché no, volare!

Il gruppo InSuperAbili tra passione per lo sport, attività culturali e di sensibilizzazione.

Il gruppo InSuperAbili tra passione per lo sport, attività culturali e di sensibilizzazione.

In questa serie di blog presentiamo dei “gruppi carrozzella” attivi in Svizzera. Di seguito trovate la prima puntata: un’intervista con Walter Lisetto, presidente dell’associazione ticinese “InSuperAbili”.

Signor Lisetto, chi sono gli InSuperAbili?

Gli InSuperAbili sono prima di tutto un gruppo di persone fantastiche. L’associazione conta circa 330 soci, di cui un’ottantina con disabilità e più di 250 sostenitori: parenti e amici o gente che è sensibile al tema della disabilità e dell’integrazione.

Logo del Gruppo Carrozzella InSuperAbili

Come sono nati gli InSuperAbili?

Gli InSuperAbili sono nati nel 2012 su iniziativa di una decina di persone che volevano dedicarsi al loro sport preferito, la handbike, in maniera più professionale. È un gruppo per così dire nato dal basso che cresce e si sviluppa seguendo le iniziative, le idee e i desideri dei suoi membri.

E lei come è diventato presidente?

Diciamo che il club voleva esserci e cercava un presidente. Loro mi hanno conosciuto perché avevo portato la corsa di handbike alla StraLugano, la corsa podistica più importante del Ticino (per informazioni: https://stralugano.ch/). Quindi quando hanno deciso di fondare un nuovo club, mi hanno chiesto di assumere la presidenza. Il mio coinvolgimento però nasce anche un po’ più da lontano ed è legato a una vicenda personale: nel 1996 mio fratello ha avuto un incidente, è diventato tetraplegico ed è stato curato a Nottwil. In un certo senso, accettare l’incarico mi è venuto naturale.

Che attività fanno gli InSuperAbili?

L’attività degli InSuperAbili è molto concertata sullo sport. La nostra punta di diamante per così dire è l’handbike. Abbiamo il più grande team di handbike, sono sette handbiker, di cui due fanno parte dei quadri della nazionale. In più abbiamo altre attività sportive come per esempio il tennis, l’attività motoria in palestra, il nuoto, la vela. Organizziamo anche attività culturali, per esempio quest’anno abbiamo fatto un’uscita al LAC, una alla Scala di Milano e una al Museo delle Culture di Milano per vedere la mostra di Frida Kahlo. Facciamo anche attività di sensibilizzazione nelle scuole: mostriamo un video e facciamo provare la handbike agli allievi, stimoliamo la discussione intorno al tema della disabilità.

Walter Lisetto con il figlio e Gian Paolo Donghi, consulente vita dell’Associazione svizzera per paraplegici e handbiker

Attività a 360 gradi! Come fate a essere attivi su così tanti fronti?

Vuole sapere il segreto? (ride) Sono le persone! I membri attivi ma anche e soprattutto i volontari, senza cui le nostre attività non sarebbero possibili. Tutti, inclusi i membri del comitato, si impegnano a titolo volontario, nessuno è remunerato, anzi, molti sono i primi sostenitori dell’associazione. Tutte le attività che proponiamo richiedono tempo, impegno e monitori formati. Per esempio, senza i volontari non potremmo offrire agli atleti la possibilità di partecipare a così tante gare. Il calendario di handbike negli ultimi due anni è esploso, ogni weekend ci sono almeno due gare. Gli atleti vogliono partecipare e bisogna organizzare tutto, c’è una logistica importante: abbiamo un furgone, l’abbiamo comprato due anni fa, ma serve un autista, degli accompagnatori, ci sono le iscrizioni alla gare da fare, a volte l’hotel da prenotare.

E come finanziate tutte queste attività?

Grazie alla tassa annuale che versano i membri, ma anche e soprattutto grazie agli sponsor e alle donazioni.

Chi si occupa di trovare gli sponsor?

Cercare gli sponsor è uno dei miei compiti di presidente, perché tutte queste attività sono costose e siamo sempre alla ricerca di fondi. Noi vogliamo offrire un servizio, quindi tutto quello che possiamo lo paghiamo noi, cioè l’iscrizione alla gara, la trasferta, a volte l’hotel. Abbiamo degli sponsor fissi e poi sollecitiamo degli sponsor particolari per delle attività specifiche, per esempio per organizzare la Festa Centrale dell’Associazione svizzera per paraplegici a Lugano di settembre (2018, ndr.). E poi ci sono le donazioni: la gente vede quello che facciamo, pensano che facciamo delle cose belle, è entusiasta e decide di sostenerci con una donazione. Contiamo anche molto sul passaparola.

Quindi per voi è importante mostrare quello che fate e essere presenti sul territorio.

Certamente. Siamo molto attivi e lo vogliamo essere per due ragioni: per entrare a far parte della città di Lugano e della sua offerta di attività, ma anche per la sensibilizzazione. Come gruppo InSuperAbili vogliamo proprio essere integrati, vogliamo essere parte della società e del sistema, quindi tutte le attività che vengono fatte dalla città le facciamo anche noi. Per esempio noi partecipiamo da anni a Sportissima, una manifestazione che promuove l'interesse per l’attività sportiva (per informazioni: https://www4.ti.ch/decs/sportissima/sportissima/). Dal mio punto di vista Sportissima è un’occasione eccezionale. Con gli InSuperAbili abbiamo uno stand dove la gente può provare la handbike. Tanta gente ti chiede cosa è, non ne ha mai vista una, poi gli piace, è curiosa, gli dici “ma non hai mai visto Zanardi in TV?, questa è la bici che usano le persone che non possono muovere le gambe e usano le braccia, ci sono anche le gare, vieni a vederne una a Lugano”. Si parla spesso delle barriere architettoniche, ma è per abbattere le barriere mentali e l’ignoranza che c’è ancora di più da fare. È tutto un lavoro di comunicazione che bisogna fare e lo sport è un buon veicolo, perché alla gente piace praticarlo e piace guardarlo.

Anch’io ho provato la handbike per la prima volta :)

E che ruolo gioca invece lo sport per le persone disabili?

Per le persone disabili lo sport è un mezzo per ritrovare loro stesse. Quando nel corso della vita c’è un evento traumatico, un incidente o una malattia, e finisci in carrozzella, inizia una nuova vita, tutto quello che valeva prima non vale più. Abbiamo visto che lo sport non solo è un motore di aggregazione sociale, ma ti dà anche una mano a ritrovare la fiducia in te stesso, perché ti rimette in gioco e ti dà la possibilità di scoprire le tue attitudini. La competizione ti fa dire “io voglio vincere e posso vincere”, ti ridà uno scopo. Magari non puoi più fare certe cose, ma scopri che ne puoi fare altre. E noi puntiamo molto su quello. Per molti sportivi lo sport è uno strumento di riscatto nella vita.

Tutti i vostri membri praticano sport?

No. I membri che praticano regolarmente attività sportiva sono una minoranza. Ci sono diversi fattori che giocano un ruolo, per esempio l’età e in parte l’interesse. Alcune persone che non sono interessate allo sport frequentano le uscite culturali, sono un pubblico quasi diverso, perché lo sportivo spesso non va all’opera.

Fate qualcosa per coinvolgere i membri meno attivi?

Prima di tutto cerchiamo di diversificare le nostre attività. Anche se lo sport è centrale, abbiamo nel programma annuale anche appunto delle attività culturali e ricreative e siamo aperti alle proposte che vengono dai membri. In alcuni casi poi cerchiamo di coinvolgere le persone che non partecipano a nessuna attività anche grazie alla collaborazione con il consulente dell’Associazione svizzera per paraplegici. Gian Paolo (Donghi, consulente ASP, ndr.) prende contatto con queste persone e le invita a venire a vedere cosa facciamo. A volte aiuta vedere che c’è qualcuno con una disabilità più grossa della tua che fa un’attività, perché poi pensi che allora lo puoi fare anche tu.

Lisetto (3° da destra) ha organizzato il la Festa Centrale dell’Associazione svizzera per paraplegici l'8.9.2018 a Lugano.

Come sono i rapporti con la Città di Lugano?

Sono buoni. Forse grazie all’attività che facciamo siamo riusciti a guadagnarci credibilità e la fiducia della popolazione, e avevamo eletto nel consiglio comunale della Citta di Lugano il nostro vicepresidente. Se chiediamo un incontro, quanto meno all’incontro ci arriviamo, siamo riconosciuti come interlocutori e questo è molto importante. Per esempio, noi riceviamo parecchie segnalazioni dai nostri soci e uno dei nostri compiti è quello di farci carico delle segnalazioni e di riportarle alle autorità competenti. Più di una volta a Lugano abbiamo portato l’attenzione su un marciapiede che non ha la rampa o sulla mancanza di parcheggi per disabili. Sono interventi piccoli ma comunque importanti perché facilitano la vita di una persona a mobilità ridotta. Grazie anche ai buoni rapporti con la Città abbiamo sempre ricevuto delle risposte. Quanto agli edifici, è chiaro che Lugano ha degli edifici vecchi e non tutto è accessibile, però si stanno facendo degli sforzi, si sta cercando di recuperare un po’.

Ha detto che si occupa della ricerca di fondi. Di che altro si occupa come presidente?

Mi curo più della parte istituzionale, dei contatti con il cantone e il municipio, della comunicazione, per esempio dei risultati delle gare. Un altro compito è la gestione delle relazioni con gli altri club, per esempio con il Gruppo Paraplegici Ticino. Sto cercando di trovare dei punti di incontro. Un sogno sarebbe organizzare un evento insieme, l’abbiamo già fatto per i nostri membri, ma mi piacerebbe organizzare un evento pubblico. Potrebbe essere un evento sportivo per esempio. Loro sono forti con il basket, noi con la handbike. Poi ci sono le lotte interne all’associazione. Io lo dico sempre nei miei comitati: le rivalità e i personalismi li lasciamo fuori, altrimenti manchiamo la nostra missione. La gestione di queste situazioni è uno dei miei compiti di presidente.

Pensando al futuro, quali sono le sfide per gli InSuperAbili?

I problemi sono gli stessi di ogni altra associazione, per esempio trovare persone che mettono a disposizione il loro tempo per mantenere le attività. E poi bisogna sempre reinventarsi, innovarsi. Le idee mi arrivano un po’ da chi mi sta intorno, io raccolgo le idee, dico sì a tutto (ride) e poi insieme si costruisce.

Cosa bolle in pentola?

Ci sono dei progetti nuovi. L’ha visto il video sull’aero gravity?

Con l’Aero Gravity, tutti possono volare!

Aero gravity? Di cosa si tratta?

Appena fuori da Milano c’è il più grande simulatore di caduta libera al mondo, è come lanciarsi con un paracadute (per informazioni: https://www.aerogravity.it/). Tra i promotori dell’iniziativa c’è una persona in carrozzina che ha deciso di sviluppare quest’attività anche per i paraplegici. Con lui abbiamo quindi lanciato un nuovo progetto per rendere quest’attività davvero senza barriere. Abbiamo organizzato una giornata InSuperAbili dove molti dei nostri soci, sia normodotati che paraplegici, hanno provato l’aero gravity e l’hanno trovato fantastico. Prova ad immaginare, per uno che non può usare le gambe avere questa sensazione di volare è veramente incredibile. Abbiamo postato un video online per mostrare come funziona l’aero gravity e per condividere le esperienze dei partecipanti (il video è disponibile qui: https://www.rsi.ch/la2/programmi/sport/sport-non-stop/reportage/Gli-Insuperabili-10232255.html).

Per concludere c’è un messaggio che vuole dare al pubblico della Community?

Al pubblico della Community, che sia normodotato o in carrozzina, voglio dire di osare, di andare oltre i pregiudizi, di non essere noi i primi a mettere le barriere mentali. Cerchiamo una nuova strada per uscire dalla routine quotidiana e per provare nuove cose, cerchiamo punti d’incontro.

Cosa vorrebbe dire invece alla popolazione ticinese?

Alla popolazione ticinese vorrei dire di venire a vedere una gara di handbike, perché si capiscono più cose di quello che potrei spiegare io a parole. Venite a vedere questi fantastici ragazzi e magari dateci una mano, impegnatevi con noi. Non è una questione di tempo. Oggigiorno chi ha tempo? È una questione di scelte, di volontà: io lavoro al 100% in banca, sono sposato e ho quattro figli. Io il tempo me lo devo ritagliare. Questo è un po’ il mio secondo lavoro, non è remunerato, anzi è remunerato in altro modo. (ride) Ecco forse il messaggio ai ticinesi è questo: Venite a scoprire un mondo che ti dà sicuramente più di quello che puoi dargli tu. Perché tutti mi dicono “Ah ma che bravo che sei”, ma la realtà è che gli InSuperAbili mi danno davvero tanto. Mi porto a casa qualcosa che vale più di uno stipendio.

Signor Lisetto, grazie per l’intervista e buona continuazione con gli InSuperAbili!

Ecco il contatto del gruppo InSuperAbili:

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