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Scienza

Scienza – Parte 4: Dalla ricerca medica alla pratica clinica

Nella quarta parte della nostra serie di blog sulla scienza, esaminiamo come i risultati ottenuti grazie alla ricerca vengono applicati nella pratica clinica: come funziona questo processo e perché spesso richiede così tanto tempo?

Nella quarta parte della nostra serie di blog sulla scienza, esaminiamo come i risultati ottenuti grazie alla ricerca vengono applicati nella pratica clinica: come funziona questo processo e perché spesso richiede così tanto tempo?

Quando una nuova ricerca diventa disponibile, deve superare una serie di ostacoli prima di poter essere utilizzata nella prassi clinica.

La scienza è sempre più presente nella nostra vita. I risultati degli studi scientifici ci vengono presentati dai giornali, dalla televisione e dai media online. I titoli dei giornali sono spesso altisonanti e annunciano scoperte come: (tutti i link in inglese)

Soprattutto quando si soffre di una grave condizione di salute, i pazienti nutrono sempre la speranza che queste scoperte vengano tradotte rapidamente nella pratica clinica, in modo da poterne beneficiare il prima possibile.

Tuttavia, molti di questi studi si trovano in realtà ancora in una fase iniziale. Come già spiegato nella prima parte di questa serie di blog, anche quando una ricerca è promettente, la strada da percorrere per passare dalla ricerca sperimentale sui topi alla sperimentazione sull’uomo è tutta in salita. E una volta che un trattamento ha mostrato risultati promettenti negli studi clinici, deve ancora superare diverse fasi prima di poter essere applicato nella pratica clinica.

david mzee steht aus dem rollstuhl auf und geht mit gehwagen

Per quanto promettenti possano essere i risultati di una ricerca, di solito ci vuole molto tempo prima che vengano applicati nella pratica clinica. (Fonte: Hillary Sanctuary / École polytechnique fédérale de Lausanne EPFL)

In questo contributo al blog spieghiamo il percorso che porta dai risultati scientifici alla pratica clinica. Essere consapevoli dei passaggi e degli ostacoli può aiutarci a comprendere meglio la complessità di questo percorso. Ma è anche utile per apprezzare il lavoro portato avanti dai medici per assicurarci di beneficiare delle migliori deduzioni scientifiche, rispettando allo stesso tempo le nostre esigenze e preferenze.

Come la ricerca trova spazio nelle linee guida cliniche

I risultati ottenuti con la ricerca scientifica devono percorrere un lungo tragitto prima di entrare a far parte della pratica clinica, che può durare anche diversi anni. Infatti, come già spiegato nella seconda parte di questa serie, è raro che un singolo studio venga integrato nella pratica clinica. I risultati di uno studio devono essere replicati in altri studi e gli esiti di tutti questi studi devono essere aggregati, analizzati e sintetizzati prima di poter sviluppare raccomandazioni per la pratica clinica.

Queste raccomandazioni assumono spesso la forma di linee guida cliniche, ovvero documenti che descrivono come trattare i pazienti. Si basano sulle migliori deduzioni disponibili e su processi di consenso sistematici e trasparenti, che coinvolgono un’ampia gamma di professionisti sanitari e ricercatori esperti (cfr. Consiglio d’Europa, 2002). Questi documenti sono spesso promossi da istituzioni pubbliche o governative e redatti da società scientifiche internazionali (ad esempio l’International Spinal Cord Society) o da istituzioni nazionali o locali (ad esempio, il Centro svizzero per paraplegici).

Ostacoli all’implementazione delle linee guida nella pratica clinica

L’attuazione delle linee guida nazionali e internazionali nella pratica clinica quotidiana varia notevolmente da Paese a Paese. Diversi fattori non scientifici influenzano la loro adozione, come la politica governativa, l’efficacia dei costi e il rimborso delle assicurazioni sanitarie.

rollstuhlfahrer beim virtual walking

Esistono molti ostacoli alla rapida trasposizione delle nuove linee guida nella pratica clinica. L’immagine mostra una persona in carrozzina che esegue una camminata virtuale presso il Centro svizzero per paraplegici.

Ma le questioni politiche ed economiche non costituiscono gli unici ostacoli; a queste si aggiungono infatti anche la formazione e il tempo a disposizione. Infatti, i medici e gli operatori devono essere a conoscenza delle nuove linee guida e apprendere i trattamenti raccomandati. Infatti, nonostante il gran numero di studi prodotti quotidianamente in ambito ospedaliero e di cure primarie, l’assistenza ai pazienti non si basa esclusivamente sull’evidenza scientifica; al contrario, l’esperienza clinica e gli sviluppi storici giocano un ruolo essenziale.

Inoltre, le linee guida di pratica clinica di diversi Paesi forniscono talvolta raccomandazioni contrastanti. In questi casi, i medici devono essere in grado di prendere decisioni informate su quale sia il trattamento più appropriato (cfr. Oxman et al, 2008).

Le linee guida non tengono conto della situazione individuale del paziente

Infine, le linee guida trovano spesso un ambito di applicazione molto ristretto; per attuarle, tuttavia, gli operatori devono considerare anche la situazione specifica del paziente. Ad esempio, esistono diverse linee guida per la prevenzione delle lesioni da pressione nei pazienti con lesioni al midollo spinale, ma come integrare i comportamenti raccomandati nella vita della persona, tenendo conto di altre condizioni di salute e delle esigenze di autogestione? Una linea guida potrebbe ad esempio indicare di fare regolarmente flessioni sulla carrozzina, ma cosa succede se la persona soffre di dolore alle spalle? Oppure, una linea guida potrebbe prescrivere un intervento chirurgico seguito da tre mesi di riabilitazione ospedaliera, ma cosa succede se il paziente vuole evitare procedure invasive per preservare la sua vita familiare?

Come possiamo vedere, la traduzione della ricerca in pratica clinica non è un processo lineare. Molti fattori giocano un ruolo nel decidere se e come utilizzarli a beneficio dei pazienti. Ogni paziente è unico: può avere situazioni cliniche simili, ma spesso ha esigenze e preferenze particolari. I medici devono tenerne conto quando propongono una procedura medica; nessun processo “automatizzato” sarà in grado di definire ciò che è meglio per ogni paziente. Per questo motivo, l’interazione tra medici e pazienti è fondamentale per qualsiasi decisione medica.

gespräch am krankenbett zwischen ärztin und patient im rollstuhl

La comunicazione tra pazienti e operatori sanitari e la valutazione della situazione individuale del paziente sono fondamentali per qualsiasi decisione medica.

Riferimenti:

  • European Science Foundation (2011). Forward Look: Implementation of Medical Research in Clinical Practice. Link (pp. 30-31, “Major issues”)
  • European Science Foundation (2012). Implementation of Medical Research in Clinical Practice. Science Policy Briefing No. 45. Link
  • Council of Europe 2002. Developing a Methodology for Drawing up Guidelines on Best Medical Practices. Recommendation (2001)13 and explanatory memorandum. Link (versione in tedesco)
  • Oxman A et al. What should clinicians do when faced with conflicting recommendations? BMJ 2008;337:a2530. Link
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